Nel crepuscolo degli anni ’90, Lamborghini, una leggenda dell’automobilismo italiano, navigava in acque turbolente, oscillando tra le mani di diversi proprietari e cercando disperatamente nuove vie per rinascere. Tra la gestione della Chrysler e l’acquisizione da parte di Audi, la casa del toro visse un periodo particolarmente complesso sotto la guida di Megatech, un’entità con radici nel discutibile capitale indonesiano, legata anche al produttore americano di supercar Vector. In quegli anni, Lamborghini, ridotta a sopravvivere grazie alle varianti del solo modello Diablo e desiderosa di nuovi flussi di entrate, non esitò a esplorare opportunità inedite, tra cui la vendita del proprio marchio in Sud America e l’avventura con il progetto Gigliato Aerosa.
Un Progetto Audace
L’incontro tra Lamborghini e Gigliato Design non fu frutto del caso ma di una precisa ricerca di opportunità da parte di Nobua Nakamura, un progettista con una visione chiara e l’ambizione di creare un’auto sportiva capace di competere con la Ferrari F355. Il 25 febbraio 1997, un comunicato stampa annunciava al mondo che Gigliato Design e Lamborghini Automobili avevano deciso di unire le forze per dare vita all’Aerosa, un progetto che Nakamura aveva coltivato per sette anni, dal primo bozzetto nel 1991 al prototipo del 1995.
La Visione di Nakamura
L’idea di Nakamura era semplice ma rivoluzionaria: creare un’auto sportiva accessibile, né Ferrari né Porsche, che potesse conquistare una nicchia di appassionati, soprattutto in Giappone. Tuttavia, presto si rese conto che produrre l’Aerosa in Giappone sarebbe stato un percorso a ostacoli, spingendolo a cercare soluzioni in Europa, dove la produzione in piccola serie avrebbe trovato terreno fertile, soprattutto in Inghilterra, patria degli artigiani dell’automobile.
La Collaborazione con Lamborghini
L’approccio a Lamborghini fu strategico: Nakamura capì che il brand italiano, assetato di investimenti e limitato da una cultura del monoprodotto, avrebbe potuto trovare nell’Aerosa un’opportunità di rinnovamento. L’accordo tra le parti fu rapido: Lamborghini avrebbe contribuito a perfezionare l’Aerosa, occupandosi della produzione e della distribuzione in Europa e negli Stati Uniti, con Gigliato Design che avrebbe agito come primo appaltatore e distributore in Giappone.
La Svolta Americana
Con la partnership formalizzata, divenne chiaro che l’Aerosa non poteva limitarsi a un motore V6. La soluzione arrivò dalla Ford: il V8 da 4,6 litri della Mustang Cobra, con i suoi 310 cavalli, si rivelò l’opzione perfetta. Nonostante un design forse un po’ datato rispetto alla concorrenza, né Lamborghini né Nakamura si lasciarono scoraggiare, troppo entusiasti all’idea di vedere il progetto prendere forma.
Un Destino Inaspettato
Tuttavia, il destino aveva in serbo un altro capitolo. La crisi asiatica del 1997 e le difficoltà finanziarie di Megatech misero a dura prova il progetto. Nel 1998, con l’acquisizione di Lamborghini da parte di Volkswagen, il sogno dell’Aerosa si dissolse, lasciando dietro di sé molti interrogativi e la curiosità su cosa avrebbe potuto essere.
La Gigliato Aerosa GTS rimane oggi un affascinante “cosa sarebbe potuto essere” nella storia dell’automobilismo, un progetto che ha sfiorato la realtà prima di svanire, lasciando dietro di sé il ricordo di un’ambizione sfrenata e la testimonianza di un periodo di grandi cambiamenti per Lamborghini.
Info e foto: automobiles-japonaises