Montezemolo, l’industria automobilistica italiana è al capolinea: “C’è da indignarsi ma sento un silenzio assordante”

L’ex presidente di Ferrari e Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, lancia un accorato appello sulla drammatica situazione dell’industria automobilistica italiana.

Cuneo, Italia – In un’epoca in cui l’industria automobilistica globale sta attraversando una fase di profonda trasformazione, con l’avvento della mobilità elettrica e le sfide poste dalla sostenibilità ambientale, l’Italia si trova a fronteggiare una crisi senza precedenti nel settore che l’ha resa famosa in tutto il mondo per decenni. Luca Cordero di Montezemolo, figura di spicco dell’industria automobilistica italiana e già presidente di Ferrari e Confindustria, ha recentemente lanciato un grido d’allarme che risuona come un’amara constatazione dello stato attuale del comparto nel Bel Paese.

Le parole di Montezemolo, “Triste vedere l’Italia senza produzione di auto. C’è da indignarsi ma sento un silenzio assordante“, non sono solo un’espressione di rammarico personale, ma rappresentano una lucida analisi della situazione critica in cui versa l’industria automobilistica nazionale. Questa dichiarazione si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazioni espresse dall’ex manager in diverse occasioni, come quando ha affermato che “non esiste più l’auto italiana” e che, ad eccezione della Ferrari, il panorama automobilistico italiano è stato drasticamente ridimensionato.

Il declino dell’industria automobilistica italiana non è un fenomeno improvviso, ma il risultato di un processo graduale che ha visto la progressiva perdita di controllo nazionale su marchi storici e la delocalizzazione della produzione. Montezemolo ha più volte sottolineato come Stellantis, nata dalla fusione tra FCA e PSA, sia di fatto un gruppo francese, con le decisioni strategiche che vengono prese a Parigi piuttosto che in Italia. Questa situazione ha portato a una drastica riduzione della produzione automobilistica sul territorio nazionale, con conseguenze significative sull’occupazione e sull’indotto.

La critica di Montezemolo non si limita alla constatazione della perdita di sovranità industriale, ma si estende anche all’apparente indifferenza con cui questa situazione viene accolta sia dall’opinione pubblica che dalle istituzioni. Il “silenzio assordante” a cui fa riferimento è un’accusa velata alla mancanza di una reazione adeguata da parte della politica e della società civile di fronte a un problema che non riguarda solo l’industria automobilistica, ma l’intero tessuto economico e sociale del paese.

L’ex presidente di Ferrari ha più volte sottolineato la necessità di una politica industriale coerente e di lungo respiro per il settore automotive, capace di affrontare le sfide della transizione ecologica senza perdere di vista l’importanza strategica della produzione nazionale. La sua visione non è nostalgica, ma pragmatica: Montezemolo riconosce che il design e l’innovazione possono fiorire anche nell’era dell’elettrificazione, ma sottolinea come sia fondamentale mantenere in Italia le competenze e le capacità produttive per non perdere definitivamente un patrimonio industriale e culturale di inestimabile valore.

La situazione attuale dell’industria automobilistica italiana, come descritta da Montezemolo, non è solo un problema economico, ma anche una questione di identità nazionale e di visione strategica per il futuro del paese. L’assenza di una reazione forte e coordinata a questa crisi rischia di compromettere non solo il settore automobilistico, ma anche la capacità dell’Italia di rimanere competitiva in un’economia globale sempre più dominata dall’innovazione tecnologica e dalla sostenibilità ambientale.

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