Sono già passati 40 anni da quanto la nostra amata Panda veniva presentata al presidente Sandro Pertini nei giardini del Quirinale. Era il 29 Febbraio 1980 e sul mercato Italiano stava per arrivare una vettura che avrebbe rivoluzionato il mondo delle citycar, che allora avremmo chiamato utilitarie.
Le origini della Panda, il “Progetto Rustica”
Correva l’estate del 1976 quando l’allora amministratore delegato di Fiat, Carlo De Benedetti, affidò personalmente a Giorgetto Giugiaro l’incarico di sviluppare un auto che fosse affidabile, pratica, robusta (ma economica) e giovane.
Così, con un tour de force durante le sue vacanze estive in Sardegna, Giugiaro creò quella che sarebbe diventata la Panda: una degna erede delle fantastiche 126 e 127, che avrebbero potuto guidare tutti i componenti della famiglia, dal figlio al nonno.
Al rientro dalle ferie tuttavia il designer torinese scopri con grande sconforto che De Benedetti aveva lasciato la guida di Fiat e, in quel momento, temette che il “Progetto Rustica” (così era chiamata Panda in quella fase) sarebbe potuto essere cancellato.
Fortunatamente il nuovo amministratore delegato di Fiat, Tufarelli, riuscì a cogliere subito le potenzialità del “progetto Rustica”, a cui diede pertanto il via libera con la sola condizione che avesse un costo accettabile.
Lo sviluppo della Panda
Dai primi bozzetti -con un frontale che richiamava la 127- al modello ufficialmente entrato in produzione cambiarono un po’ di dettagli, ma l’essenza rimase quella di una vettura essenziale ed efficiente. Così la prima Panda, modello 141, entra in produzione e con le sue forme squadrate e pragmatiche conquista tutti.
Panda era una berlina compatta due volumi, con due porte più portellone e motore e trazione anteriori. La rivoluzione era nella semplicità del disegno stesso, con grandi paraurti avvolgenti (non verniciati), da fasce laterali protettive in plastica e dai cristalli piatti che garantivano una gran luminosità nell’abitacolo.
L’evoluzione proseguiva anche negli interni, dove Giugiaro studiò dei sedili completamente modulari che consentivano di essere abbattuti e posizionati anche in modo da formare un letto.
Il motore della Panda di prima generazione
Nella prima generazione di Panda, erano due le versioni disponibili:
- Panda 30, per il mercato Italiano
- Panda 45
Panda 30 era spinta da un bicilindrico di 652 cc (30 CV) e raffreddato ad aria, nato sulla base del motore della 500 del 1957.
Panda 45 montava invece il 4 cilindri 903 cc raffreddato ad acqua della 127.
In questa prima versione, i due modelli venivano distinti esteticamente dalla posizione della griglia sulla calandra: nella Panda 30 feritoie sulla destra (per dare aria alla ventola del bicilindrico) mentre sulla Panda 45 feritoie e radiatore dell’acqua erano collocati sulla sinistra.
A 90 km/h Panda 30 consumava 5,2 L/100 KM e Panda 45 consumava 5,9 L/100Km, con velocità massime di oltre 115 km/h per Panda 30 e di circa 140 km/h per Panda 45. Le sospensioni erano indipendenti all’avantreno con schema McPherson, mentre il ponte posteriore era ad assale rigido con balestre a doppia foglia (con l’intendo di ridurre i costi). I Freni invece erano a disco davanti e a tamburo dietro.
Ecco dal Centro Storico FIAT una prova di Giancarlo Baghetti, in cui veniva evidenziato un comportamento stradale di tutto rispetto per la Panda:
Il successo di Panda
Come la storia ci insegna, Panda ebbe un incredibile successo e dominò a lungo il mercato delle utilitarie. Venne adottata moltissimo anche dagli enti pubblici (non è insolito vederne ancora oggi in servizio) e dalle donne.
Panda nel corso degli anni ha sempre fatto scuola, per esempio…
- nel 1983 fu una delle prime utilitarie ad esistere anche in versione 4X4
- nel 1986 diventò la prima compatta a montare un diesel
- nel 1990 Panda Elettra diventò la prima citycar elettrica prodotto in larga scala
Ancora oggi circolano moltissimi esemplari della prima serie e, le versioni 4X4, ottengono tuttora quotazioni altissime per la loro affidabilità.
Le nuove generazioni di Fiat Panda
Il successo di Fiat Panda non si è mai fermato nel corso degli anni; tuttavia con la seconda generazione Fiat decise di abbandonare il nome Panda in favore di qualcosa di più “internazionale” come “Gingo”. Grazie a Renault, che si oppose per la similiarità del nome con quello della loro “Twingo”, Panda rimase Panda e continuò a collezionare successi vincendo premi come il “Car of the Year 2004”, battendo il record per unità vendute (290.000 nel 2009) e diventando la citycar più venduta d’Europa per due anni consecutivi (con la terza generazione).
Le serie speciali di Panda
Nel corso degli anni sono state moltissime le edizioni speciali, limitate o frutto di collaborazioni che hanno distinto Panda. Alcune di queste le ricorderete sicuramente per come segnarono la nostra gioventù, altre invece sono più recenti e moderne…
- Panda 4×4 Sisley
- Panda Italia 90 per la celebrazione dei mondiali italiani
- Panda Sergio Tacchini
- Panda Top Ten
- Panda Young
- Panda Glam
- Panda Alessi
- Panda Monster, in collaborazione con Ducati
- Panda Mamy
- Panda Adventure
- Panda 4×4 Antartica, per celebrare i 30 anni
- Panda K-Way
- L’esemplare unico Kung Fu Panda
- Pandazzurri, per celebrare la partnership con la FIGC
- Panda Waze
- Panda Trussardi
Seat Panda
No, tranquilli, non stiamo dando i numeri. Se ricordate bene, dal 1980 al 1986, in seguito ad una collaborazione, Seat produsse su licenza della Fiat una sua versione della Panda. Scaduto questo accordo tra le due case, le vetture prodotte da Seat vennero modificate il minimo indispensabile per evitare di incorrere in problemi di licenza, gli vennero cambiati i nomi (la Seat Ritmo divenne Seat Ronda, mentre la Seat Panda diventò Seat Marbella) e la commercializzazione continuò anche in Italia (cosa che prima non accadeva).
In seguito all’acquisizione di Seat da parte del gruppo Volkswagen, nel 1998 la Marbella venne sostituita dalla Seat Arosa, gemella della Volkswagen Lupo.